lunedì 1 giugno 2009


Riduzione dei parlamentari: un risparmio per lo Stato o un rischio per la democrazia?


Da Danilo Menna, studente, riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni che dovrebbero indurre tutti i cittadini ad una seria e profonda riflessione.


Da qualche tempo, evidentemente per motivi elettorali, é tornata all'ordine del giorno la questione della riduzione del numero dei parlamentari.
Esistono alcuni argomenti, come quelli che riguardano l'organizzazione dello Stato e le regole elettorali, che andrebbero affrontati senza preconcetti di parte perché servono a garantire la democrazia. La riduzione dei parlamentari è uno di questi.
Ciò premesso, dobbiamo tuttavia porci alcuni quesiti: questa riduzione avrà degli effetti positivi? Se sì, quali? Oppure un taglio affrettato potrebbe comportare dei rischi?
Un risultato, certamente popolare, sarebbe quello della riduzione delle spese dello Stato. Un altro dovrebbe consistere in una maggiore efficienza del potere legislativo.
Per quanto riguarda la prima motivazione, queste riduzioni inciderebbero ben poco sulla spesa complessiva dello Stato. Al contrario, un taglio ai molti enti strumentali “inutili” (decine di migliaia – non si conosce il numero preciso) risulterebbe molto più efficace. Sul secondo punto si potrebbe rispondere che più parlamentari producono maggiori iniziative legislative.
Un altro aspetto è che la riduzione dei parlamentari non può essere affrontata tralasciando la questione del Senato. La Camera Alta rappresenta infatti un'anomalia poiché e’ un doppione della Camera dei Deputati; ciò alla luce del fatto che l'Italia si è avviata da anni verso un federalismo amministrativo e dei tributi.
Un legislatore lungimirante parlerebbe di riduzione dei parlamentari contestualmente all’ introduzione del Senato federale, un Senato destinato alla tutela degli interessi delle Regioni (in modo da reintrodurre l' “interesse nazionale”).
Purtroppo, i vari partiti sembrano focalizzare l'attenzione solo sulla questione della riduzione tout court dei parlamentari, perché rappresenta più uno slogan semplice da far assimilare alla pubblica opinione che un serio tentativo di riformare la macchina istituzionale.
Così, non ci resta che analizzare solo i possibili rischi della semplice riduzione. Se qualcuno vi dicesse che con la diminuzione dei parlamentari ci sarebbe un rischio per la democrazia probabilmente non gli credereste. In questo caso, però, la somma delle variabili rende il risultato dell’analisi più complesso. Infatti una diminuzione dei parlamentari potrà sommarsi alla pratica della nomina partitica dei parlamentari (a scapito delle preferenze) e aggiungersi ad un eventuale premio di maggioranza al partito più grande (qualora dovesse passare il “sì” al prossimo referendum del 21 giugno, masochisticamente appoggiato anche dal PD!). Tutte queste condizioni accumulate andrebbero a creare le condizioni per uno svuotamento del potere del Parlamento, la ricattabilità dei singoli parlamentari, l’indebolimento delle istituzioni e del sistema costituzionale dei controlli e dei contrappesi, in una parola, il collasso -in sostanza- della democrazia.

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