domenica 28 febbraio 2010


Elezioni Comunali 2011, interviene Porta Nuova:
"Prima i programmi e poi i candidati a Sindaco"

dal Presidente Michele Celenza riceviamo e pubblichiamo.

Candidati e programmi. Alcune riflessioni pre-elettorali.

Non dalla riforma della legge elettorale comunale (marzo ’93), ma da sempre a Vasto come in tutto il Meridione gli elettori hanno espresso il loro voto, e in primis il loro voto amministrativo, in buona misura a prescindere dai programmi pubblicamente dichiarati. Al più, questi ultimi hanno avuto un ruolo decorativo. Il voto meridionale è sempre stato un voto di appartenenza: di appartenenza ideologica, politica, e più ancora familiare, clientelare, personale.
Superflui prima delle elezioni, a maggior ragione dopo: a Vasto i programmi, com’è stato opportunamente notato, si ripetono nel corso dei decenni.

Non misurandosi pubblicamente sulle cose da farsi, e sul come farle –in una parola, sul programma- la selezione della classe dirigente è dunque passata regolarmente per linee interne alle oligarchie locali, quando non per vere e proprie congiure di palazzo.
Dopo la scomparsa dei vecchi partiti di massa i contrasti interni alle oligarchie locali hanno anzi acquistato anche maggiore visibilità, fino ad assurgere addirittura ad un valore paradigmatico ed esemplare. È il caso dell’estromissione di Nicola Del Prete dalla giunta; ma è solo un esempio. Se ne potrebbero trovare altri, anche sul piano nazionale. Quel che conta è che le faide interne all’oligarchia politica divengono, di per sé stesse, oggetto di pubblico interesse, mentre quanto accade fuori dal palazzo (il lavoro, l’ambiente, la salute pubblica etc), anche quando per avventura lo meriterebbe, fatica a trovare una pubblica riconoscibilità.
Così la nostra politica locale riscopre essenzialmente la sua antica origine di guerra per bande. Così si perpetua nella nostra città il paradosso barocco della coesistenza di una vivace –per quanto spesso vacua- attività politica; e di una desolante quanto antica mancanza di coscienza civile.

Il voto di appartenenza personale, la guerra per bande, l’analfabetismo civile di certo non rientrano tra quelle che, in Francia, sono dette “virtù repubblicane”; pure non mancano dei loro turpi –ancorché di solito segreti- estimatori. A mio avviso, il recente intervento di Davide D’Alessandro (“Prima il candidato a Sindaco, poi il programma”) lo colloca di diritto tra costoro.
Al di là di ogni stupida polemica personale, mi dico che forse è il caso di preoccuparsi. Se anche nella nostra remota provincia vastese iniziano ad apparire in pubblico di questi discorsi, allora forse è segno che la sottile patina democratica che a lungo ha ricoperto la vita politica e civile del nostro paese ha preso a deteriorarsi molto seriamente.


Michele Celenza (presidente dell’Associazione “Porta Nuova” di Vasto)

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