giovedì 7 ottobre 2010


Porta Nuova presente alle elezioni comunali del 2011

L'annuncio ufficiale è venuto dallo stesso presidente dell'Associazione civica, Michele Celenza. Pronti ad allearsi con chiunque, al di là di ogni dicotomia destra-sinistra, ma solo sulla base di un forte patto di programma.

dall'Associazione Porta Nuova riceviamo e pubblichiamo.



L’Associazione civica Porta Nuova annuncia la propria partecipazione alle prossime elezioni comunali.

1. Chi siamo. Ci siamo sempre definiti un’associazione di volontariato che opera nel settore della politica. Il nostro scopo è la crescita civile della città. Crescita civile per noi vuol dire la fuoriuscita da una tradizione locale (e non solo locale) di delega, di clientelismo, di sterile protesta o di semplice distacco dalla vita pubblica. Questa crediamo sia la prima emergenza –ancorché non dichiarata- della nostra città. Senza crescita civile è impossibile costruire alcunché di durevole, per quanto bravi e onesti, e di qualsiasi colore siano, gli amministratori.
In otto anni di attività ci siamo battuti perché alcuni presupposti fondativi della democrazia quali l’informazione ai cittadini, la partecipazione diretta, il rispetto della legalità, fossero garantiti non solo a parole. Da qui sono nate quelle che abbiamo chiamato le nostre battaglie –battaglie non antagoniste- di civiltà. Queste ci hanno portato ad affrontare decine di temi, tra i quali: il centro storico, la tutela dell’ambiente, il servizio idrico, la raccolta dei rifiuti, lo Statuto Comunale, i servizi pubblici locali, il Piano Regolatore, il porto turistico, la qualità dell’aria, etc. Ci pare di essere stati una presenza scomoda tanto per il centrosinistra che per il centrodestra.
Di sicuro sconti non ne abbiamo fatti a nessuno.

2. Perché ci presentiamo sulla scena elettorale. La decisione di partecipare alle elezioni, una decisione che molti di noi hanno preso malvolentieri, è un gesto di sfiducia nei confronti del ceto politico locale nel suo insieme. Per anni abbiamo svolto –talvolta insieme ad altre associazioni- un ruolo di intermediari tra cittadini ed istituzioni locali, e insieme di raccordo tra la società dei comuni cittadini e la sua rappresentanza politica organizzata, i partiti. Per quel ruolo non c’è più spazio.
I partiti sono spariti sia in quanto soggetti portatori di idee, di analisi, di proposte, per divenire per lo più delle bande vere e proprie, perfettamente separate dalla società civile e in perenne lotta tra loro. Essendosi in Italia i partiti da sempre sovrapposti alle istituzioni, accade così che le decisioni che contano –in ambito locale non meno che nazionale- siano concertate in circoli ristretti e di solito non istituzionali. Così, nonostante le reiterate dichiarazioni di trasparenza, il confronto pubblico è spesso un confronto di pura facciata, e l’opposizione è tale solo di nome.
La città finisce per essere retta da pochissime persone, secondo logiche note solo a loro. Questo accade anche nella nostra città, ed è questo anzitutto che deve cambiare.

3. Che cosa vogliamo fare. Non è il caso, però, di prendersela con i partiti più di tanto. Il ceto politico locale non è che l’espressione ultima –e non necessariamente deteriore- della vita politica e civile della città. Questa è pervasa, da sempre, da una tradizione plebea di localismo, particolarismo, clientelismo, personalismo, che attraversa tutti gli schieramenti. Questa tradizione è il nostro vero nemico.
La nostra battaglia, prima ancora che politica, è una battaglia civile e culturale per l’affermazione di principi diametralmente opposti: legalità, trasparenza, partecipazione, responsabilità. Parole, si dirà.

4. Come vogliamo farlo. Se queste non vogliono solo restare parole, allora la critica radicale che portiamo non può che sfociare nell’indicazione di un radicale cambiamento di metodo. È difficile, ma non impossibile. Per quest’ultimo alcuni strumenti sono già presenti nella normativa, e basterebbe applicarli; altri si potrebbero facilmente adottare. Non sono strumenti miracolosi, ma sarebbero probabilmente in grado, se gestiti con la necessaria convinzione, di imprimere per davvero una svolta. Stiamo parlando di:
- Bilancio Sociale (Art. 35 dello Statuto Comunale): un documento in cui di anno in anno il Comune rende conto ai cittadini delle politiche e dei servizi resi, mostra i risultati conseguiti in relazione agli obiettivi dichiarati, preventiva le azioni da intraprendere. Il tutto viene discusso in incontri pubblici con i cittadini. (Uno strumento di stampo sovietico? No. Nel 2004 ne ha redatto un manuale la Presidenza del Consiglio dei Ministri, governo Berlusconi II)
- Inchiesta Pubblica (Art. 11, LR 11/99): una procedura, regolata dalla legge regionale, e definita in un orizzonte temporale certo, volta a “fornire una completa informazione” al pubblico sui progetti di maggiore impatto territoriale e ambientale, “e raccogliere osservazioni, proposte e controproposte al fine di acquisire tutti gli elementi necessari per una decisione ponderata sulla realizzazione dell’intervento”. Con questo strumento progetti quali il PRG (2001) e il PRP (2007) non sarebbero passati, com’è avvenuto, quasi all’insaputa della città.
- Carta dei Servizi (Artt. 10 e 12, LR 23/04; Dpcm 27 gennaio 1994, etc): un documento pubblico, redatto con il concorso delle associazioni dei cittadini e dei consumatori, con il quale i gestori dei servizi pubblici locali (Pulchra, Tessitore, etc.) “assumono nei confronti dell'utente impegni diretti a garantire predeterminati e controllabili livelli di qualità delle prestazioni”; e stabiliscono le relative sanzioni in caso di inadempienza. È uno strumento largamente in uso altrove, ma da noi pressoché ignorato.
- Istituzione di un Ufficio specificamente dedicato ai problemi dei quartieri, che abbia un referente politico, al quale ufficio i cittadini si possano rivolgere singolarmente o in forma associata.
- Istituzione di un Comitato zonale permanente di consultazione e di controllo, composto dagli enti pubblici (Provincia, Comuni del Vastese, ARTA) e dalle associazioni interessate, che tenga d’occhio le numerose criticità ambientali della zona (aria, acqua, elettrosmog, discariche, inceneritori, centrali nucleari, petrolio, etc) e ne riferisca periodicamente alla città.

5. La questione ambientale. Hanno cercato, in questi anni, di farci passare per ambientalisti fanatici. In verità per noi la questione ambientale si riduce al tentativo di impostare un disegno razionale, consapevole e –se possibile- condiviso, di gestione del territorio. Un disegno che subordini l’interesse privato a quello pubblico e non viceversa. Ma per questo è necessario che la città si dia finalmente un orizzonte strategico, e definisca delle priorità. In questa prospettiva va impostata la questione del Parco Nazionale della Costa Teatina. Noi proponiamo che essa venga affrontata secondo le modalità dell’Inchiesta Pubblica di cui al punto precedente.

6. Con chi ci vogliamo alleare. Le proposte esposte ai punti 4 e 5 sono, è evidente, proposte di metodo. Del nostro programma sono quelle che a noi paiono assolutamente prioritarie ed irrinunciabili. Altre ve ne sono, di merito, maturate negli anni, su cui avremo modo di tornare.
Il nostro interlocutore di riferimento, va da sé, è la società civile, cui rivolgiamo qui un caldo appello a partecipare a questa impresa. Invitiamo i cittadini interessati a contattarci, e noi stessi organizzeremo degli incontri con il mondo delle associazioni.
Ma ci rivolgiamo anche agli schieramenti già costituiti in vista della campagna elettorale. E diciamo chiaro che noi siamo disposti ad allearci con chiunque –di sinistra, centro o destra- sia disposto ad accettare pubblicamente le nostre priorità, e a darci le necessarie garanzie. Sempre che alcuno ve ne sia. Altrimenti andremo da soli, o, nel caso, non andremo affatto.

Nessun commento:

Posta un commento