giovedì 28 maggio 2009


Con questo articolo comincia la collaborazione al Voltaire del Prof. Roberto Emiliano Piserse della Libera Accademia dei Rosati.
Caro Pd,
E' la somma che fa il totale!


Ad ogni elezione il Partito Democratico entra in fibrillazione per il timore di perdere ogni leadersheap nella sinistra italiana. Al contempo, per creare consensi ed accreditarsi come unica forte formazione politica, il Pd mostra tutta la sua aggressività cercando di relegare, nell'azione di governo, i propri alleati a ruoli di comparsa, illudendosi di poter governare da solo. Di fronte a questa politica bifronte, la Sinistra deve dire basta, non è infatti possibile dire sì alla Sinistra perchè aritmeticamente utile a governare e no alla Sinistra quando si deve combattere, in campagna elettorale, per acquisire preziose posizioni di predominio. Il Pd deve fare chiarezza, è alleato od è antagonista di forze come "Sinistra e Libertà" e "Rifondazione comunista"?
Cha nisciune è fess!

Se ci fosse Pirandello parlerebbe del Pd come di un partito frammentato, dissociato in mille personaggi tanto da essere “Uno, nessuno e centomila”. Infatti questo partito, che era nato con l’intento di riuscire a sintetizzare in un’unica formazione politica le diverse culture del centro-sinistra italiano, oggi si presenta frantumato in numerose correnti tanto da non avere più nemmeno un’identità unica perché dilaniata dalla lotta intestina tra cattolici e laici, tra ex democristiani, ex comunisti ed ex socialisti. Non solo. Il Pd era nato con l’intento di sfondare al centro catturando i voti moderati ed emarginando la sinistra, almeno quella cosiddetta radicale. Oggi, che il tentativo di sfondare al centro non è affatto riuscito, il Pd vuole attuare una sorta di cannibalismo elettorale andando a riconquistare i voti perduti alla sua sinistra, visto che alla sua destra non vi riesce. Se questo può anche essere comprensibile, certamente non può esserlo nel metodo: agitare lo spauracchio del cosiddetto voto utile per battere Berlusconi denigrando i propri alleati. Come se dall’esperienza veltroniana fosse passato più di un secolo, e non invece pochi mesi, quando la strategia del Walter (leggi uolter) nazionale non solo ha consegnato l’Italia nelle mani di Berlusconi ma ha eliminato dal Parlamento italiano, per la prima volta dopo più di cento anni, una rappresentanza autenticamente di Sinistra. Probabilmente però al Pd non interessa rimanere all’opposizione purchè ci resti da solo: oggi al 25% e domani, come unica alternativa a Berlusconi, arrivare, più per demeriti altrui che per meriti propri, a governare il Paese. Questa politica del voto utile, che avrebbe dovuto far incazzare la Sinistra fino al punto da spingerla a far cadere tutte le giunte comunali e provinciali, ora si va trasferendo a livello locale, persino a Vasto. Chi probabilmente ha capito da subito la natura fagocitaria del Pd è stato il Partito di Rifondazione che, alle prossime provinciali, ha deciso di correre con un proprio candidato presidente e non in appoggio a Tommaso Coletti in modo da poter trattare con lui, in caso di ballottaggio, non come alleato ma da antagonista. Diciamo che gli amici Marra, Smargiassi & Co. hanno visto bene, almeno alla luce delle ultime disperate mosse di campagna elettorale del Pd che, proprio in questi giorni, sta consegnando ai cittadini vastesi un depliant nel quale il partito di maggioranza relativa, molto relativa, in seno al Consiglio comunale di Vasto, si attribuisce tutti i meriti dell’azione amministrativa della giunta Lapenna e al contempo denigra le forze di sinistra bollandole come inaffidabili e, in un certo qual senso, come “fastidiose”. Verrebbe da chiedersi quando e come la Sinistra vastese si sia mostrata inaffidabile specie se si pensa che il PD ha costretto per tre mesi la città alla paralisi amministrativa a causa dei suoi capricci relativamente al rimpasto di giunta voluto dal primo cittadino; per non parlare poi di certe ambiguità nella politica urbanistica. Ad ogni modo, alla luce di questo depliant elettorale la candidatura alle provinciali del sindaco assume tutto un altro significato. Molti infatti cominciano a vederla come il tentativo, e forse non solo questo, di svuotare la Sinistra vastese, tanto che il Pd ha preteso che il primo cittadino si candidasse sul collegio numero 3 dove la Sinistra è tradizionalmente più radicata nei consensi, arrivando al paradosso che Lapenna non potrà nemmeno votarsi visto che non è il collegio nel quale risiede. Se così fosse, ci chiediamo: è possibile un’alleanza con chi mira ad eliminarti fisicamente? Certamente no. Le alleanze si basano su un reciproco vantaggio e su un obiettivo comune da raggiungere. In quest’ottica la Sinistra non può continuare ad allearsi con una forza politica che, ad ogni campagna elettorale, attacca i propri alleati anziché combattere contro i propri avversari. E ancora. Non è possibile che nei posti di sotto-governo un presidente in carica nomini un uomo che in campagna elettorale non solo non lo sostenga ma anzi faccia campagna elettorale proprio contro di lui; così come non è possibile che in Consiglio comunale si adoperino metodi basati, sostanzialmente, sul “due pesi e due misure” a seconda se un provvedimento è presentato dal Pd o da consiglieri del non-Pd. Non è proprio più possibile. Se questo tentativo di delegittimazione della Sinistra dovesse andare avanti, è giunto il momento di dire basta! Infatti se per ogni confronto la logica deve essere solo quella fondata sui rapporti di forza e non sul dialogo, il Pd deve sapere che la Sinistra vastese quella forza l’ha sempre avuta e che finora è stata dominata solo dal senso di responsabilità e lealtà che si ha nei confronti del progetto politico votato dai cittadini ed incarnato dalla serietà e dall’onestà politica di Luciano Lapenna. Non solo. A questa forza politica e culturale si aggiunge quella dei numeri e a questo proposito ci viene in mente un simpatico aneddoto: si racconta che, durante la campagna di scristianizzazione in Russia condotta da Stalin, i consiglieri del dittatore, temendo le reazioni del pontefice, più volte avessero invitato il capo del PCUS alla prudenza pur senza grandi risultati. Un giorno, all’ennesimo tentativo di dissuasione, il Georgiano sbottò: “Ma questo papa, quante divisioni militari possiede?” Allo stesso modo, di fronte a questa prosopopea del Pd vastese noi chiediamo e ci chiediamo: “Ma questo Pd, quanti consiglieri comunali ha?” Difficile a dirsi: appena costituitosi ne aveva 15, con il sindaco 16, cioè la maggioranza assoluta; oggi il numero è estremamente variabile, nel momento in cui scriviamo ne conta 11, con il sindaco 12. E allora? Allora senza l’appoggio dei tre consiglieri di Sinistra, di uno dell’IdV e di altri consiglieri indipendenti, che però hanno dichiarato il proprio sostegno al sindaco e non al PD, questi ultimi andrebbero direttamente a casa a rincorrere il sogno drogato di un grande centro delineatosi, fortuitamente, all’indomani delle scorse elezioni amministrative quando Peppino Forte e la Margherita insieme contavano il 42% dei consensi. Parliamo di sogno drogato perché già alle scorse elezioni regionali tutti i partiti non-PD, che in Consiglio comunale sostengono il Sindaco, hanno riportato un numero di suffragi superiore a quelle stesse formazioni (a cui dobbiamo aggiungere i voti degli ex DS, quindi in una parola ci riferiamo all’attuale PD), che invece sì e no hanno raggiunto il 25% dei consensi!
Quindi, Caro Pd, calma e soprattutto rispetto perché, come diceva Totò, “E’ la somma che fa il totale!” In tutti i sensi.
E poi "Cha nisciune è fess!"
R.E.P.

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